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Steso nel buio (Special edition parte 7)

(ripubblico la parte7 con un disegnino a sfrocoliare fantasie ;)

Luisa si volta, basta uno sguardo ed il cagnolino è di nuovo mansueto e torna a cuccia con la coda tra le gambe.
Mi guarda con occhi maliziosi e voluttuosi che mai mi aveva regalato prima. Le sua braccia attorno al mio collo, alle mie spalle. Ed io di pietra. Provo a sciogliermi seguendo il ritmo e l’eccitazione. A poco a poco riesco a rendere i miei movimenti più morbidi. Le pupille di lei incollate alle mie, mi continuano a divorare con una voluttà sensuale che si fa a volte canzonatoria a volte più seria, ed a volte lasciano trapelare una specie di scintilla nera di furore. Difficile capire cosa abbia dentro.
Comunque mi cuoce a fuoco lento, muovendosi sinuosa addosso a me, girandosi mi struscia il culo sul pacco, solo un istante, poi si ritrae e torna ad avvicinarsi. Sono di nuovo in orbita.
Ad un certo punto, il suo sguardo, sempre sensuale e pieno di cupidigia, si fa più duro, quella scintilla nera prevale. Mi prende per un polso e mi trascina fuori dalla stanza. Risaliamo il corridoio fino alla porta del bagno e lì, in mezzo a tutti, mi ci fa entrare e si infila dentro con me. Chiude la porta alle nostre spalle e mi riaccalappia con quegli occhi neri e furenti, spingendomi al muro. Uno schiaffo.
“Sono incazzata, sono tremendamente incazzata. Ti sembra possibile che il mio uomo debba preferire andarsene a dormire piuttosto che passare una serata come questa con me?”
Luisa aveva, bevuto, si vedeva e si sentiva, ed ora sembrava prendersela con me. Ed io… io non aspettavo altro.
Mi prese per i capelli e mi fece inginocchiare a terra, appoggio il sedere al mobiletto allargò le gambe e tirò su la gonna a scoprire le autoreggenti e le mutandine nere. Le scostò, scoprendo la figa completamente depilata e tirandomi forte per i capelli mi prese la testa tra le gambe, stringendola tra le cosce. Inebriato e vinto iniziai a leccarle il clitoride. Subito le labbra mi si impregnarono dei suoi umori pungenti.
“Più forte porco”
Poi si scostò dal mobiletto, fece roteare la gamba destra attorno alla mia spalla sinistra e subito mi ritrovai a terra con lei seduta sulla faccia. Ora era lei a dare il ritmo, lei a scoparmi la faccia, strusciandosi forte sulla mia bocca, sulla lingua che tenevo fuori con forza, sul mio naso.
I gemiti che emetteva erano di goduria e di rabbia, sempre più forti, incuranti del fatto che qualcuno fuori potesse sentirci.
Continuava a tirarmi i capelli spingendo il suo peso contro la mia bocca, ansimando e gemendo e fissandomi con occhi pieni di rabbia. Venne violentemente, bagnandomi il viso e liberando completamente il suo corpo tremante sulla mia bocca.
Rimase per un po’ ferma, mi coprì il viso con la gonna e continuò a dondolare con movimenti impercettibiliil clitoride lulla mia lingua. Poi si alzò ed uscì dal bagno lasciandomi lì.
Subito mi ricomposi ed uscii dal bagno con la paura che qualcuno potesse vedermi in quello stato. Lì fuori la porta, a fissarmi con sguardo incredulo dopo averci sentito ed aver visto Luisa uscire dal bagno, trovai Rosa, la più cara amica di Michele che mi aveva anche fatto il filo ma che non mi era mai andata troppo a genio (oltre al fatto che non era per niente carina). Rimanemmo immobili uno di fronte all’altr. Il sangue mi si gelò nelle vene.
steso nel buio(parte 15)
(Segue da Steso nel buoi parte 14)Tornato da Rosa la baciai con passione e tenerezza e mi gustai le leccornie che mi aveva preparato per pranzo. Dopo pranzo, in camera ci abbracciammo e ci baciammo. “Dovremmo dare una sfoltitina al tuo orsacchiotto” mi disse. “Mmm, no. Non credo proprio.” “Dai, non ne faccio una questione di estetica, sai? Anche se sarebbe molto più carino. Per me è una questione di piacere e su quello non transigo.” “No, Rosa, non voglio. L’ho sempre lasciato stare. Cos’ha che non va?” “Non ha niente che non va ma…” E intanto mi infilo la mano nelle mutande e mi prese i testicoli in mano carezzandolo con le dita, “immaginati le mie dita a contatto con la tua pelle nuda, senza filtri, senza questi pelacci a smorzare il piacere. Sarebbe tutto amplificato e non te ne pentiresti, te lo assicuro”… “Facciamolo subito.” Sono tremendamente volubile. Così mi accompagnò in bagno e mi spogliò. Mi fece sedere sul bidet al contrario. Prese una bacinella che riempì con acqua tiepida. Mi bagnò bene il pene ed i testicoli e mi spalmò la schiuma da barba. Prese un Bic ed iniziò a rasarmi prima il pube, poi l’inguine ed i testicoli. Man amano che rimanevo glabro, il semplice stare nudo, ogni spostamento d’aria, mi dava piacere ed eccitazione. Il pene cominciò a gonfiarsi. Cominciai ad accarezzarle la testa ed a tirarla gentilmente a me. “Non ancora, stallone, non ancora.” E mi baciò il glande con le labbra, per poi lanciarmi uno sguardo peperino carico di malizia e di intesa. Poi mi passò la schiuma tra le natiche e cominciò a rasare anche lì. Quando ebbe finito mi risciacquò. “Qui abbiamo fatto, ma così sei a chiazze… mi sa che dobbiamo fare anche il resto.” Ormai mi andava bene tutto, mi affidavo alla sua sapienza in fatto di piacere. Così mi depilò le bambe, il sedere, la pancia, il petto e le ascelle. Ero completamente glabro, completamente nudo, completamente aperto al contatto. Dopodiché mi portò in camera e facendomi stendere sul letto coperto da una asciugamano, cominciò a spalmarmi su tutto il corpo prima una crema idratante e, quando questa si fu asciugata, un olio nutriente. Iniziai ad ansimare da subito ed a gemere quando le sue mani calde passavano sulle mie zone intime scivolando agilmente grazie alla liscezza della mia pelle ed all’olio. Poi Rosa, spogliatasi, si chinò e cominciò a leccarmi l’inguine. Per poi concedere più attenzione alle palle. Le leccò a lungo, le succhiò, ne prese in bocca una, poi tutt’e due assieme, facendo roteare delicatamente la lingua. Brividi di piacere intensissimo mi risalivano la pancia in onde di tumulto, il petto facendomi inturgidire i capezzoli, fino a giungere alla testa, facendomi rizzare i capelli. Aveva avuto ragione, era una sensazione unica e meravigliosa. Poi prese a leccarmi il cazzo e il glande fino a quando se lo prese in bocca. E cominciò a muovere la testa su e giù, infilandoselo sempre più dentro, fino ad arrivare alla base. Questa volta riuscì a rimanere con tutto il cazzo in gola per più tempo, roteando veloce la lingua sui miei testicoli per un po’. Il piacere si faceva sempre maggiore. Gemevo forte, ansimavo, la imploravo di continuare,la adoravo. Poi le strinsi forte a me la testa, fino a sentire la pressione dei suoi denti sul mio pube, fin quasi a farmi male. Quando la lasciai e lei si rialzò, la sua saliva copiosa mi ricadde sul pene e sui testicoli. Spalmò la saliva sul cazzo e sulle palle con la mano e poi riprese a leccare le palle, a succhiarmi il cazzo, a leccarmi il cazzo e succhiarmi le palle e poi di nuovo il cazzo, con movimenti che si facevano insieme più profondi e veloci. Quando sentì che stavo per venire si poggiò il glande sulla punta delle labbra aperte e cominciò a pompare con la mano finché non esplosi di un piacere che mi fece avere delle convulsioni violente che mi scossero tutto il corpo, gridando, in un’eiaculazione che le inondò le labbra e la bocca, colandole un po’ sul mento. Riprese a succhiarmelo finché sentì che si era sgonfiato, e allora mi fu sopra per abbracciarmi. Sentivo il suo corpo liscio sul mio corpo liscio darmi una sensazione paradisiaca in un abbraccio di dolcezza infinita. Con la bocca ancora piena di sperma mi baciò con passione. Il succo del mio piacere guizzava tra le nostre avide lingue che si cercavano e si succhiavano. “Beh, ti sei pentito?” “No, tesoro, avevi ragione”
steso nel buio(parte 14)

(Segue da Steso nel buio parte 13)“Amore? Ehy sveglia, dormiglione!” Non so come ci fossi arrivato ma ero nel letto di Rosa. Mi sentivo riposato come mai, completamente disteso. Rosa, seduta sul bordo del letto e china su di me, mi svegliava riempiendomi il viso di baci delicati. Indossava la stessa vestaglietta di seta rosa della sera prima, ma questa volta dalla scollatura si vedeva una canottierina di pizzo bianco. “Andiamo, dai, ti ho preparato la colazione. Farai tardi all’appuntamento con il professore. A che ora dovete vedervi?” “Mhm, alle 11” “Bene, sono le 9. Hai il tempo di fare colazione e prepararti con calma.” Mi alzai ed andai in bagno, mi sentivo stranamente euforico mentre infilavo un guaio dietro l’altro. Rosa mi aspettava in cucina, dove mi aveva guidato un magnifico odore di caffè misto ad un intenso profumo di cioccolata. Uno spettacolo da Mulino Bianco. La tavola, coperta da una runner rossa, era apparecchiata con cura e imbandita di con ogni ben di Dio. Tazze, tazzine, bicchieri, posate, la caffettiera fumante, latte, biscottini di ogni sorta, acqua, succo di frutta, marmellata e fette biscottare, miele e, su un lato, troneggiava un magnifico biscotto al cioccolato che pareva appena sfornato. E lo era. Rosa si era svegliata alle 7 e subito si era messa all’opera per offrire al suo uomo il risveglio migliore. Io, che ero abituato a fare colazione con un caffè appena, bruciato per lo più, la guardai con gratitudine vera. “Tesoro, perché fai tutto questo per me? Non me lo merito.” “Ma che dici? Certo che te lo meriti. Tu mi rendi felice.” Già, Cristo! Man a mano che mi risvegliavo, che i miei neuroni si mettevano in moto e la mia coscienza prendeva atto della situazione, quella magnifica colazione si faceva più amara. Ci si aggiunsero le coinquiline ochette di Rosa che, passando per la cucina, non smettevano di lanciare gridolini, scambiarsi sguardi d’intesa e salutarmi con sorrisetti sornioni cui rispondevo con sorrisi inamidati. Ero finito nei sogni di Rosa e, per quanto ci si stesse bene per un po’, non era il mio posto. Dopo la colazione, Rosa mi fece vedere che in bagno mi aveva preparato una coppia di asciugamani pulite, uno spazzolino e persino schiuma da barba ed un Bic da donna (“Mi spiace, per questa volta dovrai accontentarti di questo. Provvederò.”) Mi preparai. Ci salutammo con un bacio morbido. Uscii. Per strada i sensi di colpa tornarono ad assillarmi. Il mio migliore amico tradito, una brava ragazza, gooogle e premurosa, inculata in tutti i sensi. Sono un mostro. Mi faccio bello con l’umanesimo ma appartengo alla peggiore umanità possibile. Chiamai Rosa al cellulare. “Amore mio, già ti manco? Tu mi manchi già.” “Rosa, volevo solo dirti grazie. Sei carinissima. Davvero non credo di meritarmi tutto quello che mi hai dato in poche ore.” “Ancora con questa storia, tesoro. Ti assicuro che non faccio che cercare di restituirti una porzione della felicità che mi dai. Darti piacere è il mio piacere. Su, ora non ci pensare. Concentrati sulla tua letteratura. Ci vediamo dopo, ti preparo il pranzo.” “Ah, mhm, d’accordo, a dopo”. Pure a pranzo. Cominciavo a pensare che a Rosa mancasse qualche rotella. Sembrava aver davvero dimenticato quello che aveva sentito la sera prima, cui non fece mai più riferimento, non aveva protestato minimamente per come l’avevo sodomizzata con la furia di un animale, continuava a ripetermi che mi amava quando i baci che ci eravamo scambiati si contavano sulle dita di una mano e si comportava come fossi il suo compagno di una vita. Questo non mi aiutava a sentirmi meglio. Peggiorava la situazione. Chiamai anche Luisa, per raccontarle l’accaduto. Già sapeva di me e di Rosa, l’aveva saputo da Michele (diavolo se corrono le notizie). Non sapeva il come e il perché, ovviamente. Le spiegai, le dissi la versione che avevo raccontato a Rosa, qualora Rosa avesse chiesto chiarimenti a lei. Luisa fu molto fredda. Mi disse che magari poi un giorno ne avremmo parlato, che ora non aveva tempo e che comunque erano problemi miei. All’università mi beccai il cazziatone del professore perché “Negli ultimi tempi lei non ci sta con la testa, siamo alle strette finale, non faccia stupidaggini”, e quando uscii trovai un sms di Michele: “Mi sa che mi devi raccontare qualcosa. Chiamami. Ti voglio bene.” Perfetto, cazzo! Avevo un disperato bisogno delle cure di Rosa, e che la mia coscienza si facesse i cavoli suoi.

steso nel buio(parte 13)

Rosa mi sfiorò le labbra in un bacio che riuscii a mala pena a ricambiare, tanto ero rilassato. Sfiorò il mio petto prima con le mani, con movimenti ampi, ungendomi, poi coi grossi seni, sfiorandomi i capezzoli con i capezzoli. Poi si fece più su, strusciandomi i seni sul viso, muovendo il petto sinuosamente. Un capezzolo turgido mi scivolò tra le labbra, presi a leccarlo avidamente finché scivolò via. Poi venne l’altro capezzolo che succhiai e mordicchiai con la punta degli incisivi. Poi Rosa cominciò ad aiutarsi con le mani, spingendo i seni più forte contro il mio viso finché si sollevò e mi infilo la lingua in bocca, facendosi largo tra le mie labbra socchiuse una, due, tre volte. Poi si tuffo sul mio petto leccandomi i capezzoli facendomi ansimare di piacere per poi mordicchiarli provocandomi un piacevolissimo lieve dolore, con dei picchi più acuti che mi facevano sobbalzare. Senza staccarmi la lingua dal petto ridiscese finché i suoi seni non erano all’altezza del mio pene di pietra. Allora si sollevò un poco, si versò dell’olio sulla mano e mi carezzò il cazzo e le palle ungendoli tutti. Poi si unse le tette e cominciò a strusciarle sul cazzo. Incredibile che quella calma e rilassatezza potessero convivere con l’eccitazione che mi scuoteva da capo a piedi facendomi sobbalzare a tratti. Rosa cercò le mie mani con le sue facendomi capire che dovevo aiutarla mentre si reggeva sui gomiti. Cosi le strinsi le mammelle attorno al mio pene e cominciai ad ondulare piano il bacino. Il mio cazzo scompariva e riemergeva tra quelle mammelle generose ed accoglienti.Poi si sollevò e scese ancora un poco cominciando a leccarmi e mordicchiarmi l’inguine. Il mio pene sobbalzava al ritmo del mio piacere e del mio battito cardiaco richiamando a sé quella lingua che si faceva desiderare ritardando a concedersi.Finché finalmente prese a leccarmi le palle facendomi sobbalzare con brividi di piacere quasi insopportabili. Poi mi leccò sotto le palle e, facendomi piegare u po’ le gambe cominciò a leccarmi l’ano prima delicatamente, poi con più forza, finché la lingua non si aprì un varco penetrandomi sempre più a fondo.La sua lingua guizzava dentro e fuori. Quando si scostò, prendendo a succhiarmi le palle, il suo dito medio trovò il perineo rilassato. Lo sentii entrarmi dentro e stimolarmi la prostata facendomi scoprire un piacere sconosciuto. Allora la sua lingua dalle palle risalì la lunghezza del mio pene fino alla cappella. Mi sfilo il dito dal culo e mi afferrò il cazzo. Mi prese il glande tra le labbra, lo leccò e poi affondòancora ed ancora. Sempre più profondamente, sempre più giù fino a far scomparire il mio cazzo tra le sue labbra, nella sua gola. Fino ad arrivare a leccarmi le palle per qualche secondo con il cazzo in gola. Quando rialzò il viso si mosse fino ad essermi di nuovo sopra, dritta sul mio pene pulsante. E cominciò a strusciarmi la figa sul cazzo e man mano che si strusciava si bagnava e si apriva sempre di più ed il mio cazzo, avvolto lateralmente dalle sue grandi labbra, strusciava sul suo clitoride inturgidito e gonfio. I suoi umori mi bagnarono abbondantemente il cazzo e quando lei lo prese per infilarselo nella figa, scivolò dentro senza nessuna resistenza. E dentro, la sua figa era un nido accogliente, caldo e grondante. Si mosse con movimenti impercettibili all’inizio, giusto l’ondulare ritmico dei nostri respiri fusi in un unico ritmo di piacere. Mi sembrava una geisha, una dea del piacere, dritta sopra di me si strizzava le tette con le mani. Poi prese le mie di mani e se le portò al petto, ed io le strinsi, le strinsi i capezzoli mentre in ritmo si faceva più veloce di pari passo ai nostri respiri. Cominciammo a gemere all’unisono mentre i colpi che sferrava col bacino si facevano sempre più forti e profondi. Sentivo le palle bagnate del suo piacere. Venimmo assieme in una cascata di umori, gridando come ossessi. Sentii le contrazioni violente della sua vagina, del suo amplesso. Restammo qualche istante con gli occhi immersi negli occhi mentre i nostri respiri si regolarizzavano. Quando si alzò, ed scivolai fuori, un abbondante fiotto di sperma e secrezioni vaginali mi ricaddero sul cazzo. Rosa ci si piegò sopra e prese a leccarmelo e succhiarmelo e per quanto la cosa non mi avesse mai nemmeno sfiorato il pensiero in quel momento mi venne spontaneo di ricambiare il favore. La feci girare e ci mettemmo a 69 su un fianco e cominciai anche io a leccarla, infilando la lingua più dentro possibile e succhiando fino all’ultima goccia del nostro piacere. Così avemmo un altro amplesso, si fece venire in gola, mi inondò le labbra. E a questo punto credo che svenni (continua... commentate, gente)

steso nel buio(parte 12)

"Chiudi gli occhi e rilassati. Non pensare a niente e sentimi". Sì, non voglio pensare, prenditi cura di me. Sto cedendo alle suo coccole. Mi copre il pube con un’ asciugamano candida e morbida. Inizia dalla testa, massaggiandomi dapprima la fronte con movimenti pacati dei polpastrelli dal centro alla periferia. Poi, sempre nello stesso verso tocca alle arcate sopracciliari. Passa a massaggiarmi coi polpastrelli dei pollici le tempie, con movimenti rotatori. Poi il viso,gli zigomi, il mento. Tensioni che sfumano in quell’atmosfera ed in quelle pressioni sapienti e premurose. Finalmente mi rilasso, mi abbandono. Dopo un po’, non so quanto, si sposta ai piedi del materassino, facendomi mettere prono. Prende il mio piede destro carezzandolo sul dorso con mani morbide e lisce. Sento che mi versa dell'olio sulla pianta e comincia a massaggiare con i polpastrelli dei pollici. Muove le dita con maestria toccando con precisione dei punti dai quali partono delle piccole scosse di piacere che si irradiano in varie parti del corpo. Avevo già sentito parlare di riflessologia ma non gli avevo mai dato troppo credito prima di ora. Era meraviglioso. Stavo rubando un amore che non meritavo ma ora non volevo pensarci, prescrizione della massaggiatrice! Dalla pianta passò alle singole dita distendendomele e di riflesso sentivo come se l'intero mio corpo si distendesse e si alleviassero le tensioni scheletriche. Poi passò al piede sinistro. A mano a mano le sue mani diventavano più calde ed il loro tocco, se possibile, ancora più piacevole. Risalì ai polpacci ungendoli e massaggiandoli energicamente con le dita e con il palmo delle mani. Sembrava che i piedi mi si stessero staccando dal resto del corpo per volare in un'altra dimensione senza forza di gravità. Quando arrivò a sfiorare la giuntura all’altezza del ginocchio dei brividini corsero su per le cosce fino al sedere. Cosce che ora bramavano quel tocco magico. Desiderio appagato dopo poco, poco a poco. Con movimenti rotatori dei pollici Rosa risaliva piano piano. E più risaliva, lentamente, più il desiderio cresceva spostando il suo baricentro verso l’alto. Quando le sue dita cominciarono ad infilarsi di qualche centimetro sotto l’asciugamano, sfiorandomi l’interno coscia, al piacere si aggiunse un’eccitazione di una forma che non avevo mai assaporato. Un’eccitazione aperta e naturale, senza tensioni, senza l’aggressività di quella doppia R dell’arrapamento. Poi Rosa scostò l’asciugamano,si versò altro olio sulle mani e prese a massaggiarmi i glutei. Ad una pressione energica seguiva una carezza sfiorata e ad ogni tocco, piacere, desiderio ed eccitazione superavano un apice che ogni volta sembrava insuperabile. Con i movimenti rotatori, i pollici giunsero a sforarmi l’ano e questa volta i brividi sembravano risalire nella pancia. La mia erezione si fece massiccia e Rosa seppe cambiare intensità al momento giusto, come leggendo attraverso le mani le vibrazioni del mio corpo, risalendo ala zona lombare. Massaggiò ed accarezzò tutta la mia ampia schiena, le spalle larghe, il collo, le braccia e le mani fino a farmi sentire come di gomma. Fluido, senza peso. Morbido e caldo come pongo manipolato a lungo. Quando Rosa sentì che ero pronto mi fu sopra e prese a sfiorarmi il collo con le labbra, poi prese a baciarlo e a mordicchiarlo delicatamente scendendo verso i trapezi per poi ripercorrere il cammino inverso con la lingua, fino a sforarmi le orecchie. Mi sentivo vibrare di passione e di piacere. Sentii le sue grandi mammelle morbide e lisce posarsi sulla mia schiena e scivolare verso il basso, fino a sfiorarmi il sedere.  Poi cominciò a leccarmi le natiche, poi a morderle piano piano fermandosi a millimetri dall’ano, poi sfiorandolo appena. Di nuovo la vibrazione nella pancia si fece forte e fu allora che Rosa mi chiese di voltarmi. Apersi gli occhi e la vidi sopra di me, completamente nuda. Le ginocchia ai lati dei miei fianci, le mani posate all’altezza delle mie spalle. Incontrai dapprima i suoi occhi puntati dentro i miei con un fuoco dolce e malizioso che faceva brillare quel viso fin ora anonimo. Vidi i suoi seni abbondanti e bianchi con capezzoli proporzionati di un rosa acceso. Dio, come ho fatto a pensarla bruttina. E il suo pube, dove appena un paio di ore prima avevo sentito un cespuglietto di peli, era ora completamente glabro e liscio.

steso nel buio(parte 11)

(segue da Steso nel Buio parte 10) Casa di Rosa è... rosa. Pulita e profumata. La sua stanza il nido di una principessina, con i suoi ricamini e le foto di amiche felici. "Bisogna che ci laviamo via di dosso la sporcizia di questa sera. Vado prima io, faccio subito" e si avvia verso il bagno. Anzi che non mi abbia chiesto di andare con lei, forse mi vuole riincontrare pulito, che tenera. Ma che dico? è assurdo. Dopo qualche minuto esce dal bagno in accappatoio (rosa, certo), emanando un profumo di muschio bianco e portandomi un accappatoio pulito. "Vai, ti aspetto”. Mi feci la doccia strofinandomi forte cercando di immaginare che forma avesse la prima notte d'amore che una come Rosa potesse avere in mente. Roba da far cariare i denti. Però certo, non so se fosse per il mio stato emotivo confusionale e la mia voglia di resa, ma l'idea di abbandonarmi alle carezze ed agli abbracci di quelle carni morbide, al calore di quel suo improbabile sentimento, irresponsabilmente mi eccitava. Volevo abbandonarmi. Non potevo, non ora, non con lei, vigliacco. Ma non avevo alternative quindi tanto valeva starci e godersela. Poi si vedrà. Poi si vedrà, ultimamente non facevo che spegnere il cervello e subire gli eventi, ma c'ero dentro fino al collo e non riuscivo ad uscirne e i soli tentativi, mentali se non altro, mi avevano spossato. Tornato in camera trovai la stanza in penombra. La luce spenta, candeline accese in vari angoli della stanza per concentrarsi attorno al tappetino per i massaggi steso al centro della stanza. Già, Rosa era una massaggiatrice, non ci avevo pensato prima. Il brucia aromi emanava un profumo di sandalo e dalle casse dello stereo uscivano melodie orientali. Tipico! Stereotipico, ma fanculo, sono qui, mi ci tuffo. Rosa ha indossato una vestaglietta di raso (indovina il colore) ed è seduta sui talloni accanto al tappetino. Mi fa segno di togliermi l'accappatoio e stendermi sul tappetino, supino

steso nel buio(parte 10)

(Segue da Steso nel Buio parte 9) Rosa, ancora faccia al muro, si tira su le mutandine e si sistema la gonna. Resta qualche istante ferma, le manine appoggiate al muro, sembra un cucciolo tremante. Ed il mio sentirmi un verme cresce esponenzialmente. Rosa si gira di scatto e mi si butta tra le braccia stringendomi con una forza che comunica più di quanto la mia scialba interiorità possa aver mai contenuto. Un sentimento vero, un dolore di ghiaccio da scacciare nel calore di un abbraccio, uno stupore doppio di rigetto e di ritorno, di volo che finalmente è giunto al nido. Mi affonda le dita nei panni, nella carne, mi spinge il viso sul collo, aderisce a me con tutto il corpo chiedendo amore e rassicurazione. Dal canto mio non mi resta che cercare di imitarla, di restituirle, simulando con l'angoscia alla gola, almeno una parte del trasporto col quale si sta abbandonando a me. Certo, mentre la stringo non riesco a non pensare al suo culo aperto che starà facendo colare nelle mutandine l'eredità di Luisa. Scaccio questi pensieri bestemmiandomi, ma quelli tornano. "AmoremioAmoremioAmoremioAmoremio", dice stringendomi sempre più forte, "dimentichiamo tutto, è passato, cancellato. Oggi nasce un amore, andiamocelo a prendere, sì?" "Certo tesoro", sono in gabbia, una seconda gabbia,forse ancora più ingombrante della prima, "ti accompagno a casa?" "Sì, andiamo amore mio".E via in motorino, benedico per la prima volta il fracasso della marmitta che ci impedisce di parlare, che mi concede un attimo di solitudine alla disperata ricerca di una via di fuga senza risultati catastrofici. Ma d'altra parte neanche lei sembra voler parlare. Le braccia arrotolate attorno alla mia vita forteforte, la testa appoggiata tra le mie scapole, in dolce abbandono. Rosa, come dicevo, non è mai stata il mio tipo neanche come amica, non so cosa ci trovi Michele. è femminuccia. Tutta cerimonie, pippippippi, e vestitini rosa coi fiocchetti confetto e la borsetta alla moda, e si lamenta e non le sta mai bene niente. Ma se fino a mezz'ora fa mi stava quasi ufficialmente sulle palle, cero non meritava quello che le stavo facendo, e non riuscivo a non sentire il bisogno di fare un passo verso di lei. Meglio, quel che meritasse non lo sapevo, ma ero in ballo e per il momento mi toccava ballare, facendo attenzione a non peggiorare le cose. Fisicamente, poi, di viso era slavatella. Capelli biondini lisci ed impalpabili, senza carattere, non un lineamento del viso che fosse uno che attirasse l'attenzione. Il suo ovale era proprio ovale, di una regolarità quasi informe. Occhi nocciola, belle labbra rosa e carnose, quelle si. Non brutta, assolutamente, ma insignificante. Appena in carne, però bisogna ammettere che aveva un culetto per niente male e delle tette enormi. Arrivati sotto il suo portone mi fa: "Ora che abbiamo dimenticato, bisogna che ci sia qualcosa di meraviglioso che ci ricordi questa serata stramba. Dai, resta a dormire da me." "Rosa, vorrei tanto, lo sai, ma stanotte proprio non posso. Domani devo vedere il prof. ed ho una serie di cose da mettere a posto" (era una scusa, ma questa volta era vera. Grande prof. se mi togli dagli impicci anche solo per questa notte, ti faccio un monumento) "Tesoro, io ci tengo alle tue cose e farò di tutto per farti lavorare in serenità, perché ti amo veramente. Ma stanotte ci sono delle priorità e se te ne andassi questa proprio non te la perdonerei" Ecco, stasera mi ha perdonato ben altro e non concede nulla al mio (strumentale) senso del dovere. Ma poi tutti questi ti amo, ti amo veramente, così all'imporvviso, dall'oggi al domani, dopo un'inculata. Vedi, ecco quello che non sopporto di Rosa, la principessa nel mondo dei sogni. L'amore è una cosa seria. "D'accordo tesoro" mi mordo la lingua "hai ragione, lo desidero tanto anche io. E salii

steso nel buio(parte 9)
(Segue da steso nel buio parte 8) "Aspetta, lasciami. Dio, perché mi stai facendo questo?" "Ti chiedo perdono e ti chiedo una possibilità per dimostrarti che non mento, che mi batte il cuore forte quando ti vedo. Che se faccio delle cazzate le faccio perché sono perso di te". E qui me la sono stretta più forte e finalmente l'ho baciata come si deve. Le sue labbra, rigide in principio, iniziarono a schiudersi come una rosa, a farsi amare, per poi trasformarsi in pianta carnivora. Ci stringevamo in un abbraccio violento e passionale, nel quale mi ero buttato a capofitto senza pensare a nulla. La sua mano scivolò tra le mie gambe, le dita si aprirono un passaggio nella cerniera, infilandosi nelle mie mutande, stringendomi il cazzo duro con le unghie. "Rosa, qui, in mezzo alle scale?!" "Ti sei appena scopato Luisa nel cesso di una casa con decine di persone senza farti domande intelligenti, che c'è, si diventato coscenzioso proprio ora" O cazzo, come ne esco? "Per niente, amore mio, ti voglio" "Voglio che mi prendi come hai fatto con Luisa, che mi fai quello che haifatto a lei. E poi cancellala come un doppione inutile" E questo non è saggio. Rosa non c'era (per fortuna) in quel bagno. Una richiesta del genere è come darmi carta bianca... "Ehm, Rosa, ero parecchio incazzato e su di giri, sei sicura che..." "Non mi importa, prendimi come hai preso quella puttana" Io mi sto mettendo nella merda ma tu, ragazzina, non sai quello che dici. Ho gli ormoni in orbita, frustrati e incazzati veramente questa volta. la spingo faccia al muro, bloccandola. Le tirò su la gonna ed abbasso le sue mutandine al ginocchio. Mi sputo sulla mano e le bagno l'ano. "Mah" scatta. "Così l'ho presa amore mio, e così voglio te adesso, e mettiamo una bella pietra sopra alla mia testa calda" E glielo sbatto nel culo. Emette gridolini di dolore mentre le pompo su per il culo tutta la frustrazione che Luisa mi ha regalato. Geme e guaisce come una cagnetta timida che si prende per meritate le botte del padrone. Ed io sono un martello pneumatico come non lo sono mai stato, spingo forte e spingo in fondo tutta la rabbia che ho dentro. La rabbia che se riversassi su di me, vero artefice della mia condizione, mi schiaccerebbe, Rosa la assorbe tutta tra le chiappe tonde e sode. Una lacrima le solca il viso ma le sue dita cercano le mie per stringerle, come a dirmi di non fermarmi, di prenderla fin che ce n'è. Affondo due dita nella sua figa bagnata ed aperta come se l'avessi scopata. "Sì, prendimi" piange "sei mio, sei solo mio" (Eh, no. Non ti ci mettere pure tu, stronzetta) Continuo a pompare finché non esplodo riempendole il culo. Rimango stretto a lei, dentro di lei, coi nostri respiri affannati che si rincorrono, finché non sento il cazzo smosciarsi. Allora esco. Una goccia di sperma le cola dal culo, scivolando sulla coscia fino alle mutandine. Lei rimane ancora qualche istante appoggiata al muro di pietra co culo sfondato all'aria e sussurra: "Ti amo" (Continua... cari lettori, pochi ma buoni, se voleta lasciare qualche commento mi fate piacere)
steso nel buio(parte 8)

(segue da steso nel buio parte 7) Il gelo durò attimi interminabili. Pupille incollate nelle pupille, poi quelle di Rosa si smagnetizzarono dalle mie e Rosa, superandomi a testa bassa si involò verso l'uscita. Cazzo. Dovevo fermarla. Corsì giù per le scale chiamandola, senza avere un piano preciso su cosa dire e come. Finché non la raggiunsi, la strattonai per un braccio e mi ci trovai faccia a faccia. Istinto di sopravvivenza. Senza averlo minimanente pensato mi gettai su di lei baciandola.

"Che diavolo fai, stronzo"

"Rosa, ti prego, questa è una follia. Una cazzata da ubriachi che rischia di mandate tutto a puttane".

"Se si tratta di mandare a puttane l'amicizia con un pezzo di merda come te, per Michele è tanto di guadagnato. E mollami."

"Non sto parlando di me e Michele, Rosa. Parlo di te e di me. So che non sono stato chiaro con te e che quello che è appena successo ti confonde, ma è una vita che cerco di farmi coraggio, Rosa. Ti amo." (ecco, la frittata è pronta) "Ti prego, cancella tutto e ricominciamo da questo istante."

"Ma tu sei completamente matto, e stronzo e bastardo efiglio di puttana", ok, il concetto è chiaro, vai avanti. "Ti sei appena scopato la ragazza di Michele" (Seeee, magari!)

"Ascolta Rosa, hai tutta la ragione del mondo, ma calmati un attimo. Sono mesi che cerco il coraggio e non può finire così. Ecco, stasera t'ho vista con quel tizo che parlavate" (cazzo, avrà parlato conqualcuno voglio sperare) "Sembravate così intimi che ho pensato che... avevo aspettato troppo e mi detestavo"

"Ma di chi diavolo stai parlando, di Marco? Solo con lui qui dentro sono in intimità. E sappi che Marco è gay, ma al di là di questo, vedi la ragazza di cui ti dici innamorato flirtare con un'altro e ti scopila ragazza del tuo migliore amico? Complimenti"

"Ero deluso, addolorato e tremendamente ubriaco. Lo stesso Luisa. Ha litigato con Michele"

"Non hai aspettato molto per approfittarne, eh?"

"Ma dai, due ubriachi incazzati che fanno una stronzata insieme. Ti prego Rosa, perdonami". Non attaccava, quindi dovevo passare ad una pressione maggiore. Inconsapevole stratega autolesionista! Me la strinsi addosso avvicinando il volto al suo.

"Rosa, amore mio, perdonami, amami" (Continua)

steso nel buio(parte 7)

(segue da steso nel buio parte 6)

Luisa si volta, basta uno sguardo ed il cagnolino è di nuovo mansueto e torna a cuccia con la coda tra le gambe.
Mi guarda con occhi maliziosi e voluttuosi che mai mi aveva regalato prima. Le sua braccia attorno al mio collo, alle mie spalle. Ed io di pietra. Provo a sciogliermi seguendo il ritmo e l’eccitazione. A poco a poco riesco a rendere i miei movimenti più morbidi. Le pupille di lei incollate alle mie, mi continuano a divorare con una voluttà sensuale che si fa a volte canzonatoria a volte più seria, ed a volte lasciano trapelare una specie di scintilla nera di furore. Difficile capire cosa abbia dentro.
Comunque mi cuoce a fuoco lento, muovendosi sinuosa addosso a me, girandosi mi struscia il culo sul pacco, solo un istante, poi si ritrae e torna ad avvicinarsi. Sono di nuovo in orbita.
Ad un certo punto, il suo sguardo, sempre sensuale e pieno di cupidigia, si fa più duro, quella scintilla nera prevale. Mi prende per un polso e mi trascina fuori dalla stanza. Risaliamo il corridoio fino alla porta del bagno e lì, in mezzo a tutti, mi ci fa entrare e si infila dentro con me. Chiude la porta alle nostre spalle e mi riaccalappia con quegli occhi neri e furenti, spingendomi al muro. Uno schiaffo.
“Sono incazzata, sono tremendamente incazzata. Ti sembra possibile che il mio uomo debba preferire andarsene a dormire piuttosto che passare una serata come questa con me?”
Luisa aveva, bevuto, si vedeva e si sentiva, ed ora sembrava prendersela con me. Ed io… io non aspettavo altro.
Mi prese per i capelli e mi fece inginocchiare a terra, appoggio il sedere al mobiletto allargò le gambe e tirò su la gonna a scoprire le autoreggenti e le mutandine nere. Le scostò, scoprendo la figa completamente depilata e tirandomi forte per i capelli mi prese la testa tra le gambe, stringendola tra le cosce. Inebriato e vinto iniziai a leccarle il clitoride. Subito le labbra mi si impregnarono dei suoi umori pungenti.
“Più forte porco”
Poi si scostò dal mobiletto, fece roteare la gamba destra attorno alla mia spalla sinistra e subito mi ritrovai a terra con lei seduta sulla faccia. Ora era lei a dare il ritmo, lei a scoparmi la faccia, strusciandosi forte sulla mia bocca, sulla lingua che tenevo fuori con forza, sul mio naso.
I gemiti che emetteva erano di goduria e di rabbia, sempre più forti, incuranti del fatto che qualcuno fuori potesse sentirci.
Continuava a tirarmi i capelli spingendo il suo peso contro la mia bocca, ansimando e gemendo e fissandomi con occhi pieni di rabbia. Venne violentemente, bagnandomi il viso e liberando completamente il suo corpo tremante sulla mia bocca.
Rimase per un po’ ferma, mi coprì il viso con la gonna e continuò a dondolare con movimenti impercettibiliil clitoride lulla mia lingua. Poi si alzò ed uscì dal bagno lasciandomi lì.
Subito mi ricomposi ed uscii dal bagno con la paura che qualcuno potesse vedermi in quello stato. Lì fuori la porta, a fissarmi con sguardo incredulo dopo averci sentito ed aver visto Luisa uscire dal bagno, trovai Rosa, la più cara amica di Michele che mi aveva anche fatto il filo ma che non mi era mai andata troppo a genio (oltre al fatto che non era per niente carina). Rimanemmo immobili uno di fronte all’altr. Il sangue mi si gelò nelle vene.
steso nel buio(parte 6)

(segue da steso nel buio parte 5)

E mi chiamò tre sere dopo, verso mezzanotte.
“Pronto?”
“Ehy, dove sei? Vieni qui, ho bisogno di te. Il tuo amico ha proprio rotto le palle.”
“Che succede?”
“è sempre lì a preoccuparsi per la scuola e a dormire. Eravamo ad una bella festa in casa di amici, con musica e tanto alcol. E proprio sul più bello quello mi pianta per andarsene a dormire. Stasera non gliela avrei fatta dimenticare. Adesso che ho voglia di scatenarmi sono rimasta senza cavaliere e sono molto arrabbiata. Vieni qui, ho voglia di ballare.”
Eccomi pronto a prendere al balzo l’occasione presentata sei per uno screzio del mio migliore amico con la sua ragazza. Mi sento sempre più un verme, ma cavolo, non resisto. Questa volta ha voglia di scatenarsi, chissà cosa potrebbe capitarmi. E poi, fosse anche solo per riaccompagnarla a casa, non riuscirei mai a dirle no. Ha un potere incredibile su di me questa donna di vent’anni.
Volo sul motorino, al citofono non rispondono neanche, si limitano ad aprire, che la festa è per tutti. Volo su per le scale ed eccomi lì. La porta è socchiusa e da dentro viene un gran baccano. Luci soffuse e musica alta. Una gran folla di ragazzi e ragazze stanno accalcati, ballano, chiacchierano, bevono. A fatica cerco di farmi largo cercando Luisa in una giungla di teste, ma non la vedo. Supero un corridoio e sulla destra si apre un’altra stanza, appena meno affollata della prima, dove ragazzi e ragazze sono intenti, su ritmi di tango, in strane danze di corteggiamento che certo tango non sono. E la vedo. Luisa non ha tardato a trovarsi un altro cavaliere, nonostante la mia corsa. Un ragazzotto tarchiato e peloso la avvinghia e le si struscia con voluttà tenendole una mano sul sedere e cercando di farsi largo col mento per baciarle il collo. Ma lei è una libellula, una fata ballerina, leggera e divina ed è bella anche tra quelle braccia pelose che non la meritano.
Comunque è fatto, il mio arrivo è totalmente inutile.
È meravigliosa, ma è una meravigliosa puttana. Avrà ancora addosso l’odore di Michele, del mio amico Michele, ed eccola a sbatterla in faccia a questo troll. Parlo io poi…
Sto per girare i tacchi quando Luisa mi vede. È un solo gesto, di una incantevole eleganza. Il troll è messo di lato e rimane come un fesso a guardarle il culo mentre ancheggia verso di me.
“Ma che cazzo…” prova a protestare il troll... (segue)
steso nel buio(parte 5)

(segue da steso nelbuio parte 4) Il giorno seguente mi svegliai distrutto, coi postumi della sbornia e rintontito dal sonno. Oltre al tremendo stato fisico, al risveglio la vergogna mi attendeva più forte che mai vincendo il ricordo dell'eccitazione. L'incontro con il professore fu pessimo e per qualche giorno rimasi in uno stato confusionale assoluto. I sensi di colpa per Michele (tecnicamente non avevo fatto nulla, non le avevo neanche visto le mutandine), la vergogna, uno strano senso di sporcizia in un gioco cui Luisa aveva comandato ma a partecipare ero stato io, lei era rimasta pulita. Non uscii di casa per una decina di giorni, tanta era la paura di incontrarla e quando finalmente mi decisi ad uscire, non riuscivo asmettere di guardarmi intorno terrorizzato al pensiero di vedermela spuntare davanti. Oppure camminavo a testa bassa,se vedevo gruppetti di ragazzi tra cui poteva esserci lei. Una sera successe. Ero appena uscito per bermi una birra con alcuni amici ma prima ancora di raggiungerli me la vedo venire incontro sparata.

"Eccoti, dov'eri finito? Portami a casa"

"Beh, io veramente... Cioè sì, in effetti stavo tornando a casa anche io, andiamo".

Il cuore mi batte all'impazzata. Continuo a sentirmi nudo come se quella sera non mi fossi rivestito e non lo avessi fatto fino ad oggi. Ma le sensazioni cambiano in un baleno davanti a lei e di nuovo la vergogna, la quasi paura, si vanno a mescolare alla libidine e di nuovo l'eccitazione di impossessa di me. E di nuovo mi chiede di salire, o forse me lo comunica dato che non aspetta che le risponda. E di nuovo nella sua casa ordinata e pulita. E di nuovo nella sua stanza. E di nuovo:

"Spogliati"

Evito un battagliare vano e frustrante ed in meno di un minuto sono nudo (ma mi viene più naturale questa volta visto che nudo già lo ero). Questa volta mi benda gli occhi e mi lega le mani con la cintura rosa del suo accappatoio. Una mano dietro, l'altra avanti e la cintura che mi passa tra le gambe, sotto le palle. in questo modo la mia possibilità di movimento è minima, ho giusto lo spazio per menarmelo, che tanto me lo chiederà di nuovo.

"Questa volta voglio godere anche io, per questo sei bendato".

Il sangue mi schizza al cervello e nel cazzo, sto per averla, alle sue strane condizioni ma sto per averla. Sento il cazzo duro come una roccia, sono arrapato come mai e l'eccitazione sale quando la sento spogliarsi. Il rumore dei vestiti che si sfilano, che cadono in terra.

"Comincia adaccarezzarti. Bravo, così. Ora apri la bocca"

Mi ci infila qualcosa, sono le sue mutandine, con la lingua sento che è un perizoma, lo assaporo e mi inebrio di lei.

"Da bravo, sai quello che devi fare, masturbati"

Ok, mi vuol far scaldare ma me la darà. Comincio a pompare. La cintura mi struscia sotto le palle e in mezzo al culo.

"Bravo, continua e dimmi che sei mio"

La sento vicinissima, sento il calore del suo corpo sulla pelle, ma non mi tocca. Comincia ad ansimare, si sta toccando anche lei.

"Sono tuo, Luisa, prendimi".

Ma continua a non toccarmi. Inizia a sospirare, poi ad ansimare piano piano. Poi sempre più forte. Io sto già gemendo dal piacere,voglio la sua fica, è a pochi centimetri da me, è nuda e bagnata, ma non la posso avere. Il senso di impotenza e sottomissione mi frustra e mi eccita. è a un passo ma legato come sono non posso neanche togliermi la benda per guardarla. Ora comincia a gemere anche lei, nell'eccitazione la sento perdere il controllo.

"Tu vorresti scoparmi, eh, porco, vorresti scoparti la ragazza del tuo migliore amico. Sei uno schifoso porco e sei mio"

Nell'aria posso sentire il suo odore, l'odore della sua eccitazione mi inonda e mi manda in orbita. Sono completamente perso e sto per esplodere. Lei se ne accorge.

"Non ancora, maialino, non ancora"

Mi mordo le labbra e cerco di trattenermi e fa quasi male. Quasi soffro ancora per qualche minuto, fino a quando sento il suo calore defilarsi un pò sulla destra. Fin quando i suoi gemiti non si fanno fortissimi, fin quando non la sento venire violentemente ed esplodo anche io.

Quando mi toglie la benda è perfettamente rivestita.

"Pulisci a terra, rivestiti e vattene. Ti chiamo"

(continua)

steso nel buio(parte4)

segue da Stesop nel buio parte3)

“Dimmi che sei mio”.

“Sì, sono tuo Luisa. Ah, sono tuo, sono tutto tuo”. Continuo ad ansimare ed a gemere.

Le sue mani cominciano a correre sul suo corpo, ad accarezzarlo, ad evidenziarne le forme. Allarga un po’ le gambe e con la mano, da sopra al vestito, si accarezza la fica.

“È questa che vorresti, eh?”

“Sì, Luisa, voglio la tua fica, voglio fotterti, ti prego, sto per venire, scopami”

“Continua a masturbarti e dimmi che sei mio, dimmi che sei solo mio”.

“Sono tuo, Luisa, sono solo tuo, sono solo tuo”. Non riesco a contenere i gemiti, sto per esplodere.

“Continua a dirlo”.

“Sono solo tuo, sono solo tuo, sono solo tuo”. E mentre continuo a ripeterlo, ansimando e gemendo come un pazzo, il mio corpo di contrae nel massimo piacere. Grido, sono all’estasi, vengo in fiotti senza fine. Lo sperma schizza lontano, finisce sul pavimento ai suoi piedi, come me.

“Beh, niente male finché è durato”.

Mi passa dei fazzoletti di carta.

“Pulisci a terra e rivestiti”.

A questo punto, dopo l’estasi e il delirio, mi sento un lombrico nudo, mi sento umiliato, tremendamente ridicolo. Lei non si è neanche scomposta. Che diavolo mi è preso, che diavolo mi ha fatto fare. Mi vergogno tantissimo eppure resto lì piegato a pulire, ancora nudo, a fare ancora quello che mi dice lei. Sono incapace di fare qualsiasi cosa, voglio solo scomparire mentre continua a guardarmi.

“Sei mio, sei mio”.

Sono suo. Mi rivesto senza una parola. Neanche lei parla, ma lei è a suo agio. Io sono svuotato eppure continuo a desiderarla ardentemente, a desiderare di essere suo, di nuovo. Ma devo scomparire adesso. Devo uscire da questo stato emotivo, devo riprendermi.

Sulla porta mi dice: “Sei bravo, mi piaci”. E mi stampa un bacio sulle labbra prima di chiudere la porta.

In motorino, dopo tanta aria in faccia, mi vergogno ancora ma ammetto a me stesso che è stata l’esperienza più potente della mia vita.

(continua)

steso nel buio(parte3)

(segue da Steso nel buio parte 2)

“Spogliati”.

“Mah, così? Perché non lo fai tu?”

“Sssshhh. Spogliati ho detto”.

“Uff, Luisa tu mi fai impazzire”

Continua a fissarmi. Faccio un respiro e cedo.

“Ok, Luisa, sono tuo, dimmi tutto quello che vuoi”.

Un angolo della bocca si incurva in un mezzo sorriso di soddisfazione mentre continua a guardarmi. Io mi spoglio. Via la maglietta, via le scarpe e i pantaloni. Esito un attimo ma mi basta incontrare il suo sguardo per proseguire. Via le mutande. Sono nudo davanti a lei. Sono inerme, sono vinto e sono incredibilmente eccitato dall’esser vinto da lei. Sono mortificato.

“Adesso voglio che mi guardi e ti masturbi”.

Non provo neanche a protestare, sono in suo potere, rapito. La voglio, la adoro, voglio essere suo. Mi vergogno, mi sento un lombrico, ma godo infinitamente ad essere suo. Inizio a masturbarmi mentre lei fa ancora qualche passo indietro e si siede sul letto continuando a guardarmi con quegli occhi di fuoco. Accavalla le gambe con un gesto elegantemente ampio, controllato. Arrivo ad intravedere per un istante l’inguine, nulla più, ma ogni centimetro di quella pelle è la mia terra promessa. Ogni centimetro e una corda che mi allaccia, che mi tira a se.

L’eccitazione è alle stelle. Mentre me lo meno comincio ad ansimare.

“Oh Luisa, ti voglio”. Il mio respiro si fa sempre più profondo e soffiato.

“Questo lo decido io”. Si stringe i seni tra le mani “Vorresti queste?”

“Sì, Luisa. Ti voglio tutta, ti adoro. Voglio scoparti”.

“Dimmi che sei mio”.

“Sì, sono tuo Luisa. Ah, sono tuo, sono tutto tuo”. Continuo ad ansimare ed a gemere.

Le sue mani cominciano a correre sul suo corpo, ad accarezzarlo, ad evidenziarne le forme. Allarga un po’ le gambe e con la mano, da sopra al vestito, si accarezza la fica.

“È questa che vorresti, eh?”

“Sì, Luisa, voglio la tua fica, voglio fotterti, ti prego, sto per venire, scopami”

(continua)

steso nel buio(parte 2)

(segue da Steso nel buio)Arrivati. Chiedimelo, chiedimelo, non farlo, cazzo.

Scende, mi gira intorno e piega il viso di lato con uno sguardo da discola.

“Grazie, bella serata, ma a te un’altra birretta non andrebbe? Ne ho un paio in frigo”

Resto di pietra per un istante eterno.

“mmm, in effetti sì, ma…”

“Dai, è tutta la sera che vai avanti a se, ma, forse, non so. Tu hai proprio bisogno di una guida, da solo non ce la fai proprio, eh? Vieni su”

“uhm, ok dai. È solo che domani dovrei vedere il professore ed essere un minimo lucido, ma abbiamo fatto 30…”

“Facciamo 31”

Basta, me la scopo, la apro come una mela. Michè, è tutta colpa sua, la punirò anche per te, stai con una troia.

Mentre salgo le scale guidato dall’ondeggiare del suo perfetto culo cerco di giustificarmi, è proprio una sfacciata. Ma poi come si permette? Ho bisogno di una guida, è arrivata la donna vissuta di 21 anni. Te la faccio vedere io la guida, te la faccio sentire dentro questo culo perfetto di stronzetta.

La casa sembra proprio la mia dei primi anni universitari: un corridoio lungo e buio con tante stanzette che ci si affacciano. Beh, è più pulita ed ordinata della mia, non puzza di fumo stantio, non ci sono lattine di birra finite nel bidet, né poster antagonisti alle pareti, né sconosciuti svenuti sotto il tavolo. Ok, diciamo che solo la struttura la ricorda vagamente. Luisa tira dritto verso la sua stanza (e la birra?), mi fa entrare e mi chiede di chiudere la porta.

“E la birra?” Cazzo, l’ho detto!

“Dai, chiudi ‘sta porta”.

Vi volto e chiudo la porta, mi volto di nuovo verso di lei e me la trovo ad un centimetro, con quegli occhi di fuoco piantati nei miei. Sono inchiodato alla porta, sono paralizzato.

“Io ti voglio mio adesso”.

“Luisa, noi, non, non sta proprio bene. Cioè, sei bellissima, ti desidero tantissimo ma… insomma, Michele… oddio”. La mia tracotanza di pochi istanti prima è svanita in un soffio. Sono impietrito, terrorizzato, tremendamente eccitato.

“Ssshhh. Ti voglio mio”. E nel sussurrare queste parole mi prende i polsi e li blocca contro la porta. Non ha bisogno di forzare perché non oppongo la minima resistenza. Sono completamente in balia di lei, sono posseduto, sono suo. Avvicina il suo meraviglioso viso al mio, lateralmente. Mi sfiora la guancia, si discosta. Si avvicina di nuovo, i suoi seni sul mio petto, le labbra a pochi centimetri dalle mie. Ho un’erezione esplosiva nei pantaloni. Si allontana di nuovo, lascia i miei polsi, fa un paio di passi in dietro.

(continua)

steso nel buoi

Steso nel buio denso da un tempo che ormai ha perso qualsiasi misura. Ore, quante? Giorni? No, giorni no, ore. Devono essere ore, ma quante ore è impossibile dirlo. Qui il tempo non esiste, è un concetto tanto svuotato quanto opprimente. Perso il tempo, perso lo spazio. O quasi. Nel buio concreto ed esteso, nel buio che ha corpo - come di ovatta nera - aprire o chiudere gli occhi non fa nessuna differenza. Il freddo delle piastrelle sotto le spalle, sotto gli avambracci, sotto i glutei ed i polpacci. Freddo. Freddo l'unico contatto con lo spazio e l'estensione. E il battito del mio cuore che in questo silenzio totale, in questa assenza di tutto, mi sussurra che sono vivo.

E ritorno con la mente ad una sera spensierata di universitari. In piazza a bere birra e ridere di niente e bere ancora birra e ridere di più. Era due anni fa, avevo 30 anni ed avevo appena iniziato il mio terzo ed ultimo anno di Dottorato in Lettere Antiche. Meglio tardi che mai.

Quella sera c’era anche Michele, il mio più caro amico. Eravamo stati compagni di banco, di studi e di sbronze per 7 anni all’Università, dopodiché avevamo iniziato a vederci di meno perché lui aveva preso la strada dell’insegnamento ed ogni anno cambiava paesino per stare appresso agli incarichi ed alle supplenze che gli capitavano. Quella sera Michele ci presentò Luisa, la sua ragazza. Luisa, che era del paese in cui aveva insegnato Michele l’anno precedente, aveva appena preso casa in città perché si era stancata di fare la pendolare. E perché voleva divertirsi, diceva. Era al secondo anno di giurisprudenza, aveva appena 21 anni ma un aspetto da donna. Ed era di una bellezza da mozzare il fiato: la figura slanciata avvolta in un vestitino bianco che le cadeva addosso come se fosse sorto dalle sue forme, la carnagione tra l’ambrato ed il dorato, la pelle liscia. I lineamenti del suo viso erano dolci, ma decisi. Gli occhi neri, contornati da una sottilissima linea di matita e da ciglia lunghe, risplendevano di un fuoco affamato. Il naso piccolo ed affilato. Le labbra carnose erano di un colore che si avvicinava al cremisi. I capelli castano scuro, lunghi e lisci, raccolti dietro la testa con delle ciocche sciolte ad incorniciarle il viso. Quando ti guardava aveva uno sguardo talmente intenso e penetrante da mettere quasi in soggezione. Era uno sguardo senza filtri, senza timore. Forse semplicemente uno sguardo che guarda, che guarda veramente, senza la paura di essere guardato.

Passai quella serata a mordermi le labbra, a rimproverarmi ogni volta che il mio sguardo cadeva sulla sua scollatura, su quei seni sodi, generosi. E oh, quel culo. Da svenirci. Il vestitino ci cadeva sopramorbido, ma mal celava la perfezione che doveva esserci sotto. Nell’appoggiarsi il vestitino faceva una fossetta in alto tra i glutei.

È la ragazza di Michele! È la ragazza di Michele!

Ogni volta che la sua pelle sfiorava la mia un brivido percorreva tutto il mio corpo. Ero in uno stato pietoso. Cominciai a farfugliare cose stupide. Sono schifosamente debole, merda! È la ragazza di Michele!

Ma la birra continuava a scorrere, Luisa era meravigliosa e Michele il giorno dopo aveva lezione alle 8 e se ne andò. Poi se ne andarono Luigi, Stefano, Rosa, Roberto e Francesca. Luisa l’avrei accompagnata io a casa in motorino dato che abitavamo nella stessa zona.

Non so quanto tempo rimanemmo in piazza, né ricordo bene di cosa parlammo per tanto tempo. Fatto sta che lo sguardo di Luisa si fece quasi canzonatorio e malizioso. Dovevo traspirare agitazione da tutti i pori e non credo ci volesse il suo istinto femminile per capire. Eppure restava lì, giocava con me forse, dovevo essere abbastanza ridicolo così impacciato com’ero con lei. Quel sorriso nei suoi occhi, cosa voleva dire? Era un buon segno o ero solo una preda da snidare, prendere per la gola, attirare per poi metterla al tappeto senza dover neanche tirare un pugno. O non era niente di tutto questo, era la birra, era la sua voglia di ventunenne di divertirsi in piazza con gli amici, era la birra. Diavolo, perché mi faccio tutte queste pippe mentali mentre ho davanti una ragazzina di 21 anni che mi da lezioni di relazioni pubbliche.

In un modo o nell’altro arrivò il momento di accompagnarla a casa. Sul motorino le sue mani si stringevano sul mio petto e di tanto in tanto un piccolo movimento delle dita sembrava voler carezzare il mio ventre. Il suo viso proprio sopra la mia spalla, così vicini da sfiorarci ad ogni sobbalzo del motorino. Le sue cosce strette attorno al mio sedere. Sentivo i suoi seni pigiati sulla mia schiena e mi pareva di impazzire. Scusa Michele, ma se mi chiede di salire io me la scopo tutta la notte. Scusa amico mio ma sto per esplodere.

Che scemenze, non me lo chiederà mai, perché dovrebbe? E soprattutto, non farei mai una cosa simile a Michele.

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